Pema Tseden, regista impegnato a promuovere e mostrare il cinema tibetano contemporaneo, ha dato un notevole contributo alla cinematografia Tibetana. Ecco alcuni dei suoi film più conosciuti come Old Dog [2011], The Silent Holy Stones [2005], The Sacred Arrow [2014], Tharlo [2015], Jinpa [2018], una storia onirica e spirituale premiata a Venezia.
Non solo ha raccolto il rispetto e l'ammirazione dei suoi colleghi in Cina, ma ha creato un percorso per gli aspiranti registi e direttori della fotografia per ampliare l'orizzonte del cinema tibetano.
Era nato in una famiglia nomade nella regione orientale del Tibet, Amdo, nel dicembre 1969, durante la rivoluzione culturale. Laureato in lingua e letteratura tibetana, ha lavorato come insegnante di scuola primaria e come funzionario pubblico.
È stato il primo studente tibetano a diplomarsi all'acclamata Accademia del Cinema di Pechino e ha debuttato alla regia nel 2005 con The Silent Holy Stones. Il film ha vinto il premio per la miglior regia allo Shanghai International Film Festival.
Pema Tseden era stato ospite del Film Festival di Locarno nel 2009. L'allora direttore del Festival Frédéric Maire ricorda " Il suo lavoro è stato realmente scoperto in occidente nel 2009 nell'ambito del concorso di Locarno, dove era stato presentato il suo secondo lungometraggio The Search: un affascinante racconto su un regista alla ricerca dell'attore e dell'attrice ideali per dar vita ai personaggi di un'opera tibetana. Un'opera che ben delinea un confronto, quello tra la visione moderna del cinema e la tradizione, che attraversa e caratterizza tutte le opere di Pema Tseden.
Avevamo scelto il suo film dopo averlo scoperto a Pechino, dove ci eravamo incontrati di nascosto. Per proteggere la sua identità, tutti i nostri scambi erano avvenuti attraverso il suo nome cinese, Wanma Caidan. Solo dopo il suo arrivo a Locarno aveva finalmente potuto usare il suo nome tibetano.
La sua morte è una grande perdita per la comunità tibetana ed è una triste notizia per tutti i tibetani.
Pema Tseden al Film Festival Locarno nel 2009
Film di Pema Tseden presentato nel 2019 alla 76esima Biennale del cinema di Venezia. Il regista esplora il rapporto tra realtà e anima. Il popolo tibetano crede nella morte della carne e nella continuazione dell’anima. Quando la fede buddista si scontra con la realtà della società moderna, ci si trova a dover fare una scelta.
Ganden: A Joyful Land è uno sguardo intimo e rivelatore sulla vita e sui ricordi dell'ultima generazione di monaci buddisti tibetani che hanno studiato nel rinomato monastero di Ganden, in Tibet. Ganden è considerato il monastero più influente del buddismo tibetano, paragonato dai buddisti alla Città del Vaticano. È qui che ha avuto inizio il lignaggio del Dalai Lama. Per più di 500 anni, i monaci hanno vissuto a Ganden in semplicità e serenità, prima che una brutale invasione li allontanasse dalla loro sacra dimora per ricominciare in India. Incarnando la forza e la gioia che la loro fede insegna, i sopravvissuti all'esodo forzato raccontano la loro vita nella vecchia e nella nuova Ganden, nel commovente film di Ngawang Choephel.
15.05.2022
The Films After Tomorrow, nuovo progetto di Locarno 2020 – For the Future of Films un concorso destinato a 10 produzioni internazionali e 10 produzioni svizzere, la cui lavorazione ha subìto un’interruzione a causa dell’emergenza sanitaria.
I registi dei 20 film selezionati si presenteranno al pubblico dal 5 al 15 agosto, online, condividendo il proprio sguardo attraverso un viaggio all’interno della storia del Locarno Film Festival, presentando ciascuno un film che lo ha influenzato.
Due giurie internazionali, che saranno scelte dalla Direzione artistica, valuteranno i 20 film in gara assegnando sabato 15 agosto alcuni premi, tra cui due Pardo 2020 The Films After Tomorrow sarà un’iniziativa rivolta anche al pubblico, che avrà modo di partecipare al Locarno Film Festival in una forma nuova.
I 20 registi selezionati contribuiranno infatti a costruire un vero e proprio programma di visioni, incontri e masterclass, fruibile su diverse piattaforme. A ciascuno di loro spetterà in particolare il compito di scegliere un film della storia del Locarno Film Festival, per comporre un viaggio soggettivo nella storia della manifestazione che sarà visibile online.
Balloon (titolo originale Qiqiu sarà presentato a Venezia nella sezione Orizzonti.
Il film racconta la tendione fra credenze religiose, spiritualità e realtà quotidiananel Tibet di oggi.
L’edizione 71, l’ultima di Chatrian ci ha offerto una scelta molto ampia e intrigante di film, perciò non è stato sempre facile decidere cosa vedere. Come ogni anno ci siamo focalizzati sulle preziose pellicole di Open Doors, sezione dedicata alla scoperta e alla promozione di giovani artisti provenienti dal sud del mondo, come l’affascinante noir buddista MUNMO TASHI KHYIDRON (Honeygiver Among the Dogs) primo lungometraggio della giovane regista Dechen Roder, ambientato in Buthan.
Quest’anno Locarno Festival 2019 si aprirà con la nuova direttrice artistica, Lili Hinstin e il suo team. Hinstin desidera rafforzare il cinema notturno in Piazza grande con uno sguardo particolare verso i giovani, proponendo una nuova sezione di mezzanotte. Il programma completo sarà svelato dopo metà di luglio, durante la tradizionale conferenza stampa. Già si sa che Locarno72 si aprirà il 7 di agosto con MAGARI, opera prima di Ginevra Elkann. La regista sarà accompagnata dai protagonisti Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio. Il film racconta la storia negli anni ‘90 di tre fratelli, figli di divorziati. La chiusura del festival spetterà al film giapponese di Kiyoshi Kurosawa, TABI NO OWARI SEKAI NO HAJIMARI (The end of the earth). Il Maestro del thriller del Sol levante racconterà tra sogno e burlesco il viaggio di Yoko, presentatrice tv che cerca di catturare con la sua troupe, lungo la Via della Seta, un pesce mitologico.
Be there and submit your short film by September 7,2018.
In occasione del 70. Locarno Festival, il Tibet Film Festival di Zurigo e Dharamsala si è presentato. Desideroso di farsi conoscere dal pubblico locarnese ha proiettato il corto"Royal Café" della regista tibetana Tenzin Dazel (Parigi).
il Tibet Film Festival, il più antico festival del cinema Tibetano, è diventato un luogo di incontro tra creativi registi Tibetani e un gruppo appassionato di aspiranti registi, seguiti da un attento pubblico.
I Tibetani condividono con molte altre persone il destino dell'oppressione, della discriminazione,
della confusione culturale nel mondo moderno, così come quello di essersi sparpagliati in tutto il
mondo per fuggire da un paese che non era più il loro. II film tibetani sono dei riflessi artistici di
questa situazione. La missione del Tibet Film Festival è di sostenere questi registi offrendo loro una
piattaforma e condividendo il loro talento in tutto il mondo.
Per gli amanti dell’Asia, anche quest’anno il 69° Festival del Film di Locarno proporrà nella sezione Open Doors, con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri, delle selezioni provenienti da Nepal, Buthan, Balglaseh e Myanmar, offrendo spazio a registi emergenti.
“Been to
many festivals- but the spirit behind the organisation of DIFF is absolutely unique. I have never been to a festival that runs its engine on the passion of everyone that comes in contact
with it. Over 60 volunteers made a festival in Dharamshala possible- a town without a single cinema screen. They have already done three years- and they are good for the next thirty I
believe. Bravo!”
Rajat
Kapoor, Director Ankhon Dekhi
ll cinema Tibetano si è finalmente presentato nel 2011 al Festival Internazionale del film di Locarno con una piccola perla, The sun beaten path, una sorta di road movie, in cui il giovane protagonista Nyima, che casualmente ha provocato la morte della madre, si ritrova a ripercorrere la strada di ritorno dal suo pellegrinaggio a Lhasa, come in una sorta di percorso liberatorio.
Il film riesce con poesia e pochi mezzi a parlarci della complessa realtà dei giovani Tibetani che si ritrovano a dover coniugare non senza difficoltà le tradizioni culturali del loro popolo e gli inevitabili cambiamenti che travolgono la società .
E’ un film del 1999 diretto da Éric Valli. Fu nominato all'Oscar al miglior film straniero.
Eric Valli ha vissuto a lungo tra i tibetani, coi quali ha maturato l'idea di scrivere un affresco della loro cultura, affinché non venga dimenticata. Dagli abitanti del Ḍolpā, tale film è considerato il loro namdar, che in tibetano significa "libro delle memorie".