Tibet e cinema

22° Kathmandu International Mountain Film Festival

Durante il Festival saranno presentati 6 film tibetani o girati in Tibet. Sono stati elencati nella categoria: Panorama XIZANG.

Nella categoria internazionale vi sono pure  film del Bhutan, Agente della felicità, di Arun Bhattarai, Dorotty Zurbo e Farfalla Bhutan di Sonam Yangzom,  della Mongolia, La via dell'aquila, di Hamid Sardar, dell'India, Stati Uniti, Canada, Italia e Svizzera.

 

Durante la discussione al termine della proiezione del film "Life of Buda" del regista cinese   una spettatrice ha espresso le sue  preoccupazioni direttamente registi dei film e agli organizzatori del Kathmandu International Mountain Film Festival, per la proiezione di ben sei film di propaganda cinese sotto il titolo “Xizang Panorama”. Ciò dimostra come l'influenza della Cina si estenda al Nepal, dove può reprimere il dissenso e diffondere propaganda senza controllo. 

                                                                                                                                                                                                                31.05.2025

 


Lettera aperta al KIMFF dai registi tibetani Dhondup Wangchen e Golog Jigme

Dhondup Wangchen e Golog Jigme, registi tibetani di 'Leaving Fear Behind'/ foto tratta da instagram internationaltibetnetwork
Dhondup Wangchen e Golog Jigme, registi tibetani di 'Leaving Fear Behind'/ foto tratta da instagram internationaltibetnetwork

29 maggio 2025,   dal sito www.phayul.com

 

Vi scriviamo oggi in qualità di cineasti tibetani provenienti dal Tibet, che hanno pagato con la loro libertà il fatto di raccontare la verità sulla nostra patria attraverso i film.

Nel 2008 abbiamo realizzato un documentario intitolato " Leaving Fear Behind" , in cui i tibetani raccontavano apertamente la loro vita sotto l'occupazione cinese. L'intero film era autentico, crudo e veritiero. Realizzato con un budget limitato, utilizzando telecamere economiche nascoste in giacche e borse.

Abbiamo pagato un prezzo altissimo per aver sollevato le voci critiche del popolo tibetano all'interno del Tibet: Dhondup è stato arrestato, torturato e ha trascorso sei anni in prigione. Golog è stato arrestato, torturato e costretto a fuggire per salvarsi la vita.

Entrambi portiamo le cicatrici sui nostri corpi, sulle nostre menti, sulle nostre famiglie e sui nostri amici.

Quando abbiamo saputo che il Kathmandu International Mountain Film Festival (KIMFF) stava proiettando un programma chiamato "Xizang Panorama", utilizzando il termine propagandistico cinese per il Tibet e proiettando film che glorificano l'occupazione cinese come una "liberazione pacifica", abbiamo provato lo stesso tipo di strazio e tradimento che avevamo già conosciuto in precedenza.

Per oltre un decennio, il KIMFF si è distinto come una piattaforma vitale per le voci di montagna, in particolare quelle che sfidano le narrazioni dominanti sulle comunità d'alta quota. L'impegno del festival nell'esplorare "problemi che vanno dalla determinazione politica delle comunità montane all'emergere di politiche identitarie" lo ha reso un punto di riferimento per la narrazione proveniente dai paesaggi più contesi del mondo. Il tema di quest'anno, "Voci frammentate, inquadrare le narrazioni", prometteva un impegno continuo nell'amplificare queste prospettive.

Al contrario, il festival ha affidato il controllo narrativo proprio alle forze che cercano di mettere a tacere quelle voci. "Xizang" non è il nome della nostra patria. È il nome che il governo cinese usa per cancellare la nostra identità. Non è neutrale. Non è rispettoso. Fa parte di una campagna politica per riscrivere la storia e tutto ciò che il popolo tibetano rappresenta.

E i film proiettati in questo programma non sono storie innocue. Sono propaganda. Dicono al mondo che il Tibet è libero e felice sotto il dominio cinese, mentre in realtà il nostro popolo è sotto costante sorveglianza, la nostra lingua viene sradicata e i nostri figli vengono separati dalle loro famiglie e mandati in collegi coloniali.

Pertanto esortiamo il KIMFF e chiunque ami il cinema, la verità e la giustizia a riflettere attentamente prima di proseguire con il cosiddetto "Xizang Panorama".

 

Esortiamo KIMFF a:

1. Annullare immediatamente il programma “Xizang Panorama”.

2. Impegnarsi a invitare e proiettare in futuro voci e film tibetani autentici.

Non si tratta solo di politica. Si tratta di capire se un festival cinematografico verrà usato per diffondere bugie e rifare la storia. Ma non è troppo tardi, c'è ancora tempo per rimediare a questo errore e schierarsi dalla parte giusta della storia.

Ai tibetani è stata rubata la voce più e più volte. Vi chiediamo: non fatelo.

Per favore, state dalla parte della verità. State dalla parte del Tibet.

Sinceramente,
Dhondup Wangchen Golog Jigme Registi
tibetani
Leaving Fear Behind (2008)

 

 


Il TIBET è stato cancellato, ora è XIZANG

Le ingerenze del regime di Pechino

 

Il Tibet in Cina viene chiamato Xizang e Pechino nelle sue comunicazioni internazionali spinge affinché si usi il termine in mandarino di Xizang.

Da uno studio di China Media Project  sui media cinesi in lingua inglese affiora dal 2022 questa sostanziale novità. "Prendendo in esame il Global Times, tabloid di stato in lingua inglese, nel 2021 il termine “Xizang” sarebbe stato usato solo una volta e in riferimento a un nome proprio, quello della "Xizang Minzu University". Da inizio gennaio a fine settembre 2022, invece, lo stesso Global Times avrebbe utilizzato il termine "Xizang" in più di 200 articoli in lingua inglese. E in contesti dove sostituiva appunto il tradizionale e internazionale “Tibet”." ( Lorenzo Lamperdi in WIRED 03.11.2022 )

 

Utilizzando la terminologia di Pechino, i media internazionali, i musei (vedi  ad esempio il Musée Guimet e il Musée du quai Branly a Parigi), o in questo caso il KIMFF2025,  favoriscono  il tentativo della Cina di delegittimare l'identità del Tibet .

                                                                                                                                                                                                                 30.05.2025

Vuoi cancellare un popolo? Cancella la sua lingua, la sua storia, il suo nome


Dal 19 dicembre 2024 a Locarno-Muralto Rialto il Cinema e al cinema LUX di Massagno


Wisdom of happiness-anteprima in Ticino

15 dicembre 2024 al cinema Rialto

 

Il film é stato presentato al Festival dei Diritti Umani di Lugano il 20 ottobre 2024


Prima mondiale al ZFF 8 ottobre 2024

Wisdom of Happiness, a heart-to-heart with the Dalai Lama

un dialogo da cuore a cuore con S.S. il Dalai Lama

Il documentario scruta nell’intimità dell'essere umano dialogando con S.S. il Dalai Lama che, a quasi novant'anni, offre consigli pratici per affrontare le sfide del XXI secolo. S.S. il Dalai Lama parla direttamente agli spettatori, dando l'impressione di un'udienza privata, e condivide la sua saggezza senza tempo sul raggiungimento della pace interiore e della felicità per tutti.

Richard Gere  produttore esecutivo del film, è stato  ospite dello Zürich Film Festival (ZFF) partecipando alla prima mondiale del documentario  “Wisdom of Happiness”, film diretto da Barbara Miller, Philip Delaquis e Manuel Bauer. 

Alla première erano pure presenti Jetsun Pema, sorella del Dalai Lama, il primo ministro del Governo Tibetano in esilio,  Sikyong Penpa Tsering e Oren Moverman anch'egli come Richard Gere, produttore esecutivo.

 

 

 ottobre 2024


La regista, critica cinematografica e sinologa Ulrike Koch ci ha lasciati

Ulrike Koch, nata a Birkenfeld (Germania) nel 1950, è morta lo scorso 30 marzo a causa di una grave malattia.  È diventata famosa, per il documentario “Die Salzmänner von Tibet” (Le carovane del sale del Tibet - 1997) . Ulrike Koch ha studiato sinologia, studi giapponesi ed etnologia all'Università di Zurigo e letteratura e filosofia cinese all'Università di Pechino. Ha vissuto e lavorato come autrice cinematografica freelance a Zollikon, vicino a Zurigo. Dal 2018, il suo lascito è ospitato nel centro di ricerca e archiviazione della Cinémathèque suisse di Zurigo, la sede svizzero-tedesca della Cineteca svizzera. All'inizio della sua carriera cinematografica, Ulrike Koch è stata assistente alla regia di Nikita Mikhalkov per il suo film Urga del 1991 e anche per due film di Bernardo Bertolucci: L'ultimo imperatore del 1987 e Piccolo Buddha del 1993.

 

Nel 1997 ha realizzato il suo secondo film, "Die Salzmänner" (Le carovane del sale del Tibet). Ulrike Koch ha impiegato più di due anni per dar vita a questo film-documentario. Ha lavorato molto sulla traduzione dei dialoghi. Due anni dopo aver realizzato il film, Ulrike Koch è tornata in Tibet per vedere i nomadi del sale che aveva ripreso. Purtroppo, da allora non erano più tornati al lago salato. Ulrike Koch ha cercato finanziamenti per aiutarli a continuare i loro viaggi.

L'autrice aveva menziona le difficoltà incontrate durante le riprese nella Cina comunista. Le autorità cinesi avrebbero sequestrato alcuni elementi del film in 16 mm. Il film ha vinto tre premi in festival internazionali. Alcuni anni fa l'avevamo incontrata al Film Festival di Locarno e ci aveva confidato il suo nuovo progetto, un film in mongolia.

3 aprile 2024

Le carovane di sale del Tibet

I Dropka, pastori nomadi del Tibet settentrionale, vivono da tempo immemorabile sugli altipiani dell'Himalaya,  a un'altitudine di 4500 metri ai piedi del Nyenchen Tanglha, una delle quattro montagne più sacre del Tibet. Ogni primavera, alcuni uomini dei Dropka intraprendono un lungo e faticoso viaggio verso i laghi salati i loro robusti yak. Solo in questo periodo dell'anno possono

contare sul fatto che la terra non si trasformi in fango e che l'altopiano sia percorribile.

I laghi salati dell'Himalaya sono tra i più grandi depositi di sale al mondo. Durante il viaggio si devono osservare rigorosamente le antiche regole e i riti. Uno di questi è la lingua segreta del sale, che può essere parlata solo tra gli uomini del sale.

Dopo otto anni di ricerche, Ulrike Koch è riuscita ad accompagnare i salinari nel loro viaggio. Con immagini affascinanti, il film documenta la tradizione degli uomini del sale di viaggiare e maneggiare l'“oro bianco” del Tibe, caratterizzata da una profonda religiosità e dal rispetto per la natura. 

I laghi salati dell'Himalaya sono tra i più grandi depositi di sale al mondo. Oggi il sale viene sempre più utilizzato a livello industriale e trasportato via camion.

Il film mostra come l'immensa diversità culturale del Tibet sia minacciata dall'avanzare della tecnologia moderna.

aprile 2024


Si è spenta la voce cinematografica del Tibet in Cina

Lo scrittore, traduttore, produttore e regista tibetano Pema Tseden è deceduto improvvisamente l'8 maggio 2023

Pema Tseden, regista impegnato a promuovere e mostrare il cinema tibetano contemporaneo, ha dato un notevole contributo alla cinematografia Tibetana. Ecco alcuni dei suoi film più conosciuti come Old Dog [2011], The Silent Holy Stones [2005], The Sacred Arrow [2014], Tharlo [2015], Jinpa [2018], una storia onirica e spirituale premiata a Venezia.

 

Non solo ha raccolto il rispetto e l'ammirazione dei suoi colleghi in Cina, ma ha creato un percorso per gli aspiranti registi e direttori della fotografia  per ampliare l'orizzonte del cinema tibetano.

Era nato in una famiglia nomade nella regione orientale del Tibet, Amdo, nel dicembre 1969, durante la rivoluzione culturale. Laureato in lingua e letteratura tibetana, ha lavorato come insegnante di scuola primaria e come funzionario pubblico.

È stato il primo studente tibetano a diplomarsi all'acclamata Accademia del Cinema di Pechino e ha debuttato alla regia nel 2005 con The Silent Holy Stones. Il film ha vinto il premio per la miglior regia allo Shanghai International Film Festival.

 

Pema Tseden era stato ospite del Film Festival di Locarno nel 2009. L'allora direttore del Festival Frédéric Maire ricorda " Il suo lavoro è stato realmente scoperto in occidente nel 2009 nell'ambito del concorso di Locarno, dove era stato presentato il suo secondo lungometraggio The Search: un affascinante racconto su un regista alla ricerca dell'attore e dell'attrice ideali per dar vita ai personaggi di un'opera tibetana. Un'opera che ben delinea un confronto, quello tra la visione moderna del cinema e la tradizione, che attraversa e caratterizza tutte le opere di Pema Tseden.

Avevamo scelto il suo film dopo averlo scoperto a Pechino, dove ci eravamo incontrati di nascosto. Per proteggere la sua identità, tutti i nostri scambi erano avvenuti attraverso il suo nome cinese, Wanma Caidan. Solo dopo il suo arrivo a Locarno aveva finalmente potuto usare il suo nome tibetano.

 

La sua morte è una grande perdita per la comunità tibetana ed è una triste notizia per tutti i tibetani.

 

Pema Tseden al Film Festival Locarno nel 2009


Balloon - Qiqiu

Film di Pema Tseden presentato nel 2019 alla 76esima Biennale del cinema di Venezia. Il regista esplora il rapporto tra realtà e anima. Il popolo tibetano crede nella morte della carne e nella continuazione dell’anima. Quando la fede buddista si scontra con la realtà della società moderna, ci si trova a dover fare una scelta.


GANDEN : A JOYFUL LAND

Ganden: A Joyful Land è uno sguardo intimo e rivelatore sulla vita e sui ricordi dell'ultima generazione di monaci buddisti tibetani che hanno studiato nel rinomato monastero di Ganden, in Tibet. Ganden è considerato il monastero più influente del buddismo tibetano, paragonato dai buddisti alla Città del Vaticano. È qui che ha avuto inizio il lignaggio del Dalai Lama. Per più di 500 anni, i monaci hanno vissuto a Ganden in semplicità e serenità, prima che una brutale invasione li allontanasse dalla loro sacra dimora per ricominciare in India. Incarnando la forza e la gioia che la loro fede insegna, i sopravvissuti all'esodo forzato raccontano la loro vita nella vecchia e nella nuova Ganden, nel commovente film di Ngawang Choephel.

15.05.2022



LUNANA, film Bhutanese del giovane regista Pawo Choyning Dorji

candidato agli Oscar 2021

Un giovane insegnante di città viene mandato a Lunana, remota valle di montagna a oltre 4000 metri di quota raggiungibile solo a piedi in una settimana di marcia; con riluttanza si fa strada attraverso le incantevoli montagne del Bhutan. Inizialmente non motivato, il giovane imparerà molto dai suoi giovani allievi e dagli abitanti del villaggio.

 Il commovente lungometraggio è stato girato a 3.700 - 4.200 m sul livello del mare usando solo energia solare e grazie ad attori dilettanti che frequentano una delle scuole più remote del mondo. 

 


The Films After Tomorrow: il primo progetto di Locarno 2020 premia il futuro

Annullato Locarno73, il Festival rilancia con Locarno 2020 – For the Future of Films, ma....

The Films After Tomorrow, nuovo progetto di Locarno 2020 – For the Future of Films un concorso destinato a 10 produzioni internazionali e 10 produzioni svizzere, la cui lavorazione ha subìto un’interruzione a causa dell’emergenza sanitaria.

 

I registi dei 20 film selezionati si presenteranno al pubblico dal 5 al 15 agosto, online, condividendo il proprio sguardo attraverso un viaggio all’interno della storia del Locarno Film Festival, presentando ciascuno un film che lo ha influenzato.

 

Due giurie internazionali, che saranno scelte dalla Direzione artistica, valuteranno i 20 film in gara assegnando sabato 15 agosto alcuni premi, tra cui due Pardo 2020 The Films After Tomorrow sarà un’iniziativa rivolta anche al pubblico, che avrà modo di partecipare al Locarno Film Festival in una forma nuova.

I 20 registi selezionati contribuiranno infatti a costruire un vero e proprio programma di visioni, incontri e masterclass, fruibile su diverse piattaforme. A ciascuno di loro spetterà in particolare il compito di scegliere un film della storia del Locarno Film Festival, per comporre un viaggio soggettivo nella storia della manifestazione che sarà visibile online.

 


7-17|8|2019 Locarno72 Un Festival che sempre si rinnova

L’edizione 71, l’ultima di Chatrian ci ha offerto una scelta molto ampia e intrigante di film, perciò non è stato sempre facile decidere cosa vedere. Come ogni anno ci siamo focalizzati sulle preziose pellicole di Open Doors, sezione dedicata alla scoperta e alla promozione di giovani artisti provenienti dal sud del mondo, come l’affascinante noir buddista  MUNMO TASHI KHYIDRON (Honeygiver Among the Dogs) primo lungometraggio della giovane regista Dechen Roder, ambientato in Buthan.  

 

 

Quest’anno Locarno Festival 2019 si aprirà con la nuova direttrice artistica, Lili Hinstin e il suo team. Hinstin desidera rafforzare il cinema notturno in Piazza grande con uno sguardo particolare verso i giovani, proponendo una nuova sezione di mezzanotte. Il programma completo sarà svelato dopo metà di luglio, durante la tradizionale conferenza stampa. Già si sa che Locarno72 si aprirà il 7 di agosto con MAGARI, opera prima di Ginevra Elkann. La regista sarà accompagnata dai protagonisti Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio. Il film racconta la storia negli anni ‘90 di tre fratelli, figli di divorziati. La chiusura del festival spetterà al film giapponese di Kiyoshi Kurosawa, TABI NO OWARI SEKAI NO HAJIMARI (The end of the earth). Il Maestro del thriller del Sol levante racconterà tra sogno e burlesco il viaggio di Yoko, presentatrice tv che cerca di catturare con la sua troupe, lungo la Via della Seta, un pesce mitologico.


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Tibet Attualità giugno-luglio 2019
Articolo sul 72. Locarno Festival
72 Locarno Festival TA Giugno-Luglio 201
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10 anni Tibet Film Festival TFF Zürich/Dharamsala

Dal 12 al 15 settembre  2019 a Zurigo e dal 12 al 13 ottobre 2019 a Dharamsala (India)

 

http://tibetfilmfestival.org/

 

 

 


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Comunicato stampa TFF 2019
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Tibet Film Festival - Shortfilm Competition 2018

“Re-imagining the Roof of the World”

 

Be there and submit your short film by September 7,2018.


il Tibet Film Festival si è presentato a Locarno il 5 agosto 2017


 In occasione del 70. Locarno Festival, il Tibet Film Festival di Zurigo e Dharamsala si è presentato. Desideroso di farsi conoscere dal pubblico locarnese ha proiettato il corto"Royal Café" della regista tibetana Tenzin Dazel (Parigi).

il Tibet Film Festival, il più antico festival del cinema Tibetano, è diventato un luogo di incontro tra creativi registi Tibetani e un gruppo appassionato di aspiranti registi, seguiti da un attento pubblico.

 

I Tibetani condividono con molte altre persone il destino dell'oppressione, della discriminazione,

della confusione culturale nel mondo moderno, così come quello di essersi sparpagliati in tutto il

mondo per fuggire da un paese che non era più il loro. II film tibetani sono dei riflessi artistici di

questa situazione. La missione del Tibet Film Festival è di sostenere questi registi offrendo loro una

 piattaforma e condividendo il loro talento in tutto il mondo.

 

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Comunicato stampa, tema : SOGNO-DREAM
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Documentario Dalai Lama- Enlightened


Per gli amanti dell’Asia, anche quest’anno il 69° Festival del Film di Locarno proporrà nella sezione Open Doors, con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri, delle selezioni provenienti da Nepal, Buthan, Balglaseh e Myanmar, offrendo  spazio a registi emergenti.

Dalai Lama Awakening - documentario di Khashyar Darvich



DIFF 2015 Dharamshala International Film Festival  5 - 8.11.2015

 

Dharamshala International Film Festival

 

“Been to many festivals- but the spirit behind the organisation of DIFF is absolutely unique. I have never been to a festival that runs its engine on the passion of everyone that comes in contact with it. Over 60 volunteers made a festival in Dharamshala possible- a town without a single cinema screen. They have already done three years- and they are good for the next thirty I believe. Bravo!”

Rajat Kapoor, Director Ankhon Dekhi

 



The sun beaten path di Sonthar Gyal

ll cinema Tibetano si è finalmente presentato nel 2011 al Festival Internazionale del film di Locarno con una piccola perla, The sun beaten path, una sorta di road movie, in cui il giovane protagonista Nyima, che casualmente ha provocato la morte della madre, si ritrova a ripercorrere la strada di ritorno dal suo pellegrinaggio a Lhasa, come in una sorta di percorso liberatorio.   

 

Il film riesce con poesia e pochi mezzi a parlarci della complessa realtà dei giovani Tibetani  che  si  ritrovano  a   dover   coniugare  non senza difficoltà  le tradizioni   culturali del loro popolo e gli inevitabili cambiamenti che travolgono  la società .


Himalaya l'infanzia di un capo di Eric Valli

E’ un film del 1999 diretto da Éric Valli. Fu nominato all'Oscar al miglior film straniero.

Eric Valli ha vissuto a lungo tra i tibetani, coi quali ha maturato l'idea di scrivere un affresco della loro cultura, affinché non venga dimenticata. Dagli abitanti del olpā, tale film è considerato il loro namdar, che in tibetano significa "libro delle memorie".